Uno studio ha rivelato che parlare con voce gentile fa bene agli animali: ecco tutti i benefici di un eloquio dolce e tenero.
Sappiamo bene quanto la comunicazione non verbale sia essenziale nella corretta interazione con i quattro zampe. Anche la componente paraverbale, però, ha la sua importanza: a sostenerlo è uno studio, secondo cui rivolgersi con voce gentile ai pelosetti fa estremamente bene non solo agli animali domestici, ma anche ad altre specie.
Sappiamo bene come cani e gatti reagiscano differentemente in base al nostro tono di voce.
Per comunicazione paraverbale, infatti, si intendono tutte quelle caratteristiche dell’eloquio legate ai fattori di frequenza, volume, intensità, tono e via dicendo.
Del resto, si tratta di una delle principali modalità con cui gli esemplari della nostra specie veicolano le emozioni e forniscono la corretta interpretazione di ciò che intendono dire: la stessa affermazione, infatti, può acquisire un senso differente a seconda di come viene comunicata.
I nostri amici a quattro zampe sono in grado di comprendere ciò che proviamo, pur non potendo capire concretamente quello che stiamo dicendo loro.
Una straordinaria scoperta scientifica, però, ha svelato che Fido e micio non sono certo gli unici. Un team di ricercatori dell’Università di Copenaghen, infatti, ha cercato di svelare se anche altre specie fossero in grado di interpretare e comprendere il nostro tono di voce.
Inoltre, gli studiosi si sono chiesti se la componente paraverbale influisse sullo stato d’animo e sul benessere di questi animali.
L’esito della ricerca è davvero incredibile: ascoltare una voce gentile fa bene ad animali come suini ed equini.
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Per rispondere al particolare quesito, gli studiosi hanno condotto un esperimento che ha coinvolto suini ed equini, sia domestici che selvatici.
Allo studio, quindi, hanno partecipato animali come:
Tutti gli animali hanno ascoltato la voce umana, emessa attraverso altoparlanti nascosti. Per evitare che gli esemplari domestici potessero reagire a parole che avevano appreso nel corso del loro contatto ravvicinato con l’essere umano, non sono stati sussurrati termini di senso compiuto, ma suoni simili a parole.
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I toni di voce riprodotti sono stati disparati: da un eloquio gentile e rassicurante a espressioni pronunciate con rabbia e aggressività.
Le reazioni di suini ed equini sono state diverse, a seconda del tono impiegato. Per verificarle, gli scienziati hanno esaminato parametri comportamentali come il movimento oculare, la postura, la posizione delle orecchie e l’umore degli animali.
Non c’è dubbio: questi quattro zampe sono in grado di interpretare la componente paraverbale dell’eloquio e ci preferiscono di gran lunga quando adottiamo un tono cordiale e affettuoso nei loro confronti.
Si tratta di un’ulteriore evidenza che dimostra come anche altre specie animali, convenzionalmente ritenute di secondo ordine rispetto a cani e gatti e, di conseguenza, meno tutelate, risultano in realtà estremamente intelligenti ed empatiche.
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