Non riescono proprio a stare da soli: chi sono tutti gli animali che vivono in groppo e perché adottano il comportamento collettivo.
Stare insieme è meglio, o almeno così pensano tutti gli animali che vivono in gruppo. Probabilmente la loro non è solo voglia di condividere tutto ma una vera e propria esigenza, soprattutto se consideriamo che spesso si tratta di sopravvivenza. Vediamo quali sono tutti gli animali che adottano il cosiddetto comportamento collettivo e tutte le cause.
In realtà per l’uomo non deve essere così complicato capire perché alcune creature in natura vogliono vivere insieme ai loro simili: l’essere umano fa lo stesso, poiché entrambi siamo ‘animali sociali’.
Solitamente i gruppi si stabiliscono alla nascita dei vari membri e restano tali fino alla morte degli esemplari. Stare soli non solo è spesso per loro deprimente ma anche pericoloso: pensiamo a quanto sia più facile avvistare il nemico che vuole attaccarci o comodo dividere il pasto cacciato da uno del gruppo. Infine pare che altro lato positivo dello stare insieme sia l’aumento dell’efficienza locomotoria (gli animali che si muovono-nuotano-volano insieme risparmiano energia).
Ma stare insieme non è sempre bello e, soprattutto, non sempre facile: consideriamo che esistono delle gerarchie che non dovranno essere ‘scavallate’ e che aiutano a tenere saldi gli equilibri. Ma a volte può essere fastidioso condividere gli spazi, i pasti, i momenti di caccia e anche gli stessi membri del gruppo.
Ma quali sono gli animali che non possono vivere da soli e hanno bisogno dei loro simili per sopravvivere, muoversi e mangiare? Vediamo quali sono e qual è la struttura interna che regola la convivenza all’interno alcuni nuclei. Si tratta di:
Il gruppo degli elefanti (sia africano, sia asiatico sia della foresta) è solitamente formato dalle femmine e dai loro figli, e guidato dalla matriarca più anziana. Alla morte di quest’ultima sarà la primogenita femmina a sostituirla. E i maschi? Diciamo che la loro presenza è tollerata nel nucleo fino ai 15 anni. Poi dovranno andare via alla ricerca di altri gruppi di ‘scapoli’.
Nel caso dei lupi invece sono i ‘genitori’ a guidare il gruppo formato dai loro cuccioli e progenie: i piccoli della specie vivono con i genitori fino alla maturità sessuale, per poi andarsene e formare nuove coppie in nuovi territori.
I leoni invece si riuniscono in ‘orgogli’ nei quali i maschi residenti sono alla guida, accompagnati dalle leonesse (che accettano di convivere con altre femmine solo se imparentate) e dai cuccioli, che restano nel gruppo fino ai 2-3 anni.
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Ma non tutti i gruppi si ‘chiamano’ allo stesso modo. Infatti spesso viene impropriamente utilizzata la parola ‘branco’ ma essa dovrebbe essere riferita più ai carnivori che agli erbivori (che invece si raggruppano in ‘mandrie’).
Il gregge è formato da pecore e altri ovini, mentre gli uccelli si muovono in stormi; se si tratta di insetti volanti invece è più corretto utilizzare il termine ‘sciame’. Nel caso dei pesci si parlerà di ‘banchi’.
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Infine vi è un termine un po’ generico, ‘colonia’, riferito a quegli animali che si stabilizzano, vivono e si riproducono in uno stesso luogo. Può riguardare animali più grandi ma anche insetti piccoli (come le formiche) oppure organismi piccolissimi (come i batteri).
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Antonio D’Agostino
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