In cosa si differenziano gli animali vivipari dagli ovovivipari e ovipari? Ecco come si riproducono e quali sono gli animali di questa categoria.
Qualche lettore, memore delle lezioni di scienze alle scuole elementari, ricorderà per grandi linee quali sono gli animali vivipari. Una delle caratteristiche principali che li differenzia dal resto degli animali ovipari e ovovivipari è di certo la gestazione nel corso della gravidanza. Sono nozioni fondamentali per capire come allevare queste particolari specie di animali, soprattutto nel corso della loro riproduzione. Ecco di quali animali si tratta e come si riproducono.
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Nell’etimologia della parola latina è racchiuso il significato stesso della parola: vivus – vivo e parere-partorire, si indicano tutti quei mammiferi che partoriscono piccoli cresciuti nella sacca di placenta. Le caratteristiche principali sono due: la prima è che i feti si formano all’interno del grembo materno. La seconda invece consiste nel fatto che i feti partoriti sono già del tutto formati e liberi dal grembo materno. Questa particolarità apparirà ben più chiara una volta chiarite le peculiarità delle altre classificazioni di animali.
All’interno del grembo materno la membrana che circonda il feto svolge una doppia funzione: protettiva e nutritiva. Infatti nel caso dei mammiferi euteri, il piccolo è alimentato attraverso la placenta. Nei metateri, detti anche marsupiali, invece il nutrimento attraverso la placenta è più scarso tanto che il feto è costretto a completare il suo sviluppo fino alle mammelle all’altezza della tasca addominale o marsupio.
Assodato che la gestazione nei vivipari avviene tutta all’interno del grembo materno, quelle delle altre due classificazioni si differenziano da essa in maniera sostanziale. Ecco nel dettaglio le varie riproduzioni per capire meglio quali sono le specifiche caratteristiche di ciascuna.
Nel caso degli ovipari, dal latino: ovum-parere, ovvero partorire un uovo, la femmina della specie non partorisce un feto bensì rilascia un uovo. Una volta ‘partorito’ l’uovo, il feto al suo interno non è formato e ha bisogno di continuare a crescere ma all’esterno del grembo materno. La madre dunque dovrà accudire l’uovo in un periodo di incubazione: il pensiero corre subito agli uccelli, alcuni anfibi, insetti, aracnidi, rettili e pesci.
La parola latina ovum indica la presenza dell’uovo ma all’interno del grembo materno. A differenza degli ovipari, le uova qui sono incubate e si dischiudono dentro il grembo materno. Non avremo ben visibile l’uovo che esce dalla femmina, bensì il tutto avviene internamente. La differenza fondamentale con i vivipari però non è solo la presenza dell’uovo, ma soprattutto che l’azione nutritiva è qui completamente assente. Tra gli ovovivipari si comprendono alcuni pesci e i rettili come la vipera e gli invertebrati.
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Tutte e tre i metodi riproduttivi hanno un unico scopo: quello di proteggere, allevare e nutrire il feto, sebbene lo facciano in maniera differente. Anche la femmina della specie vivipara si occupa del suo piccolo: ma con quali modalità? Ecco qualche dettaglio in più.
Ciò che consente al feto dei vivipari di crescere all’interno del grembo materno è la possibilità di nutrirsi attraverso il sacco amniotico della placenta che li ricopre totalmente. Sebbene la forma possa ricordare quella dell’uovo, che però non viene espulso come negli ovipari e ovovivipari, in realtà la sua membrana è molto più molle. Attraverso il cordone ombelicale, esattamente come negli umani, passa il sangue che nutre il feto. Quando lo sviluppo sarà completato e il piccolo sarà non avrà bisogno di ulteriore ‘incubazione’ uscirà dal grembo materno attraverso il parto.
Tra gli animali vivipari vi possono essere sostanziali differenze nei tempi di gestazione del feto a seconda della specie di riferimento: se si tratta di mamme elefanti il parto avviene in media dopo circa 22 mesi di gravidanza. Più ‘breve’ sarà la gestazione del rinoceronte che oscilla tra i 16 e i 19 mesi, mentre nei 18 mesi rientra quella dell’Orca marina. Dopo ‘soli’ 15 mesi nascono i feti di tricheco e giraffa, mentre seguono con tempi ancora più brevi il cammello e il lamantino.
Qui gli embrioni restano negli organi genitali per un breve periodo e, una volta espulsi, si nutrono dalle mammelle presenti nel marsupio. Il feto partorito quindi non è in grado da solo di sopravvivere: motivo per il quale resta all’interno del marsupio: solo quando sarà finito l’allattamento potranno effettivamente essere indipendenti dal corpo materno.
La maggior parte dei vivipari sono quadrupedi, quindi dotati di quattro zampe per camminare. Ma ci sono delle eccezioni, tra le quali delfini, balene e narvali. La tipologia vivipara comprende sia onnivori, sia carnivori sia erbivori.
L’uomo rientra nella specie dei vivipari, così come gran parte degli animali domestici quali cani, gatti, mucche, cavalli e maiali. Naturalmente non le galline domestiche non vi rientrano, sebbene ormai sia molto diffusa l’usanza di adottarne degli esemplari anche in appartamenti di città.
Anche la giungla annovera i suoi animali vivipari, tra questi il leone e la tigre, ma anche lemuri e scimmie.
Gran parte dei pesci appartiene alla specie degli ovovivipari, ma nei vivipari sono compresi gran parte degli esemplari guppy e molly. Tra gli anfibi invece rientrano nei vivipari le salamandre e i tritoni.
F.C.
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