In questo articolo parliamo degli animali che vanno in letargo: quali sono, come si preparano ad affrontare questo periodo e perché è utile alla loro sopravvivenza
Per molto tempo, il sopraggiungere dell’inverno ha rappresentato una sfida di sopravvivenza per differenti specie di animali. Carenza di cibo e temperature molto rigide hanno minacciato la loro esistenza, in ambienti dal clima freddo e mite. Ma, nel corso dell’evoluzione, gli animali hanno sviluppato delle ottime capacità di adattamento per conservare la temperatura corporea, l’equilibrio dell’organismo e resistere al freddo e a temperature molto basse: in questi particolari mesi dell’anno entrano infatti nella fase di letargo.
Gli animali che vanno in letargo sono molti, ma non tutti lo fanno allo stesso modo e con gli stessi tempi: ognuno sceglie i suoi ritmi di vita: il ghiro dorme fino a 6 mesi concedendosi dei brevissimi e rari momenti di veglia (solo per mangiare), in modo simile a quanto fanno marmotte, scoiattoli, orsi e ricci.
In questo articolo vediamo come funziona la fase di letargo, perché è così utile e quali animali la sfruttano per sopravvivere alle stagioni fredde.
Come detto, il letargo è una capacità di adattamento sviluppata nei millenni da alcune specie animali per poter sopravvivere al freddo, entrando in uno stato di torpore in quei determinati periodi dell’anno in cui la loro vita è a rischio per scarsità di cibo e temperature troppo rigide.
Durante il letargo, gli animali attraversano una fase denominata ipotermia controllata, durante la quale la temperatura del loro corpo si abbassa rispetto allo standard e rimane stabile per un lungo periodo. Come vedremo a breve, gli animali possono andare in letargo in autunno oppure solo durante i mesi più freddi: il loro organismo entra in uno stato di letargia, il consumo energetico si riduce e anche il battito cardiaco e la respirazione rallentano.
Questo adattamento comportamentale implica quindi cambiamenti fisiologici molto significativi, finalizzati a ridurre il dispendio energetico tramite un controllato e reversibile abbassamento controllato della temperatura corporea e del livello del metabolismo.
Sembra quasi che l’animale sia morto, e non che stia attraversando una fase di sonno profondo, come di fatto è: la pelle è fredda al tatto, i processi digestivi e le necessità fisiologiche sono momentaneamente sospesi.
L’animale vive così, in questo stato rallentato per diversi mesi, consumando le sue riserve di grasso e perdendo peso, in attesa del ritorno delle stagioni più calde.
Con l’arrivo della primavera, gli animali si risvegliano dal letargo e riprendono la loro normale attività metabolica, tornando ad alimentarsi e preparandosi al periodo dell’accoppiamento.
Esistono principalmente due tipi di letargo: quello totale e quello parziale.
La forma totale prevede una completa immobilità dell’animale, che non si nutre, non beve, rallenta il battito del cuore fino a 2 battiti al minuto e riduce anche dell’80% le sue funzioni metaboliche. E’ caratteristica degli animali a sangue caldo, tra cui troviamo i marsupiali (orsi, tassi, istrici), gli insettivori (ricci), diverse specie di pipistrelli e di roditori (marmotte, ghiri, criceti e scoiattoli). Non esiste una data precisa di inizio e fine: dipende molto dalla specie e dalla temperatura esterna.
Alcuni animali a sangue freddo, invece, non producono sufficiente calore per sopravvivere all’inverno e vanno in un letargo parziale. E’ una forma meno profonda di quiescenza, chiamato anche svernamento, che prevede un intorpidimento del corpo per dei periodi più o meno prolungati, con un rallentamento solo parziale delle funzioni vitali. E’ frequente nelle salamandre, bisce, vipere e rane, piccoli mammiferi e in alcune specie di roditori.
Come sopravvivono gli animali al letargo e al freddo?
Entrando in letargo, gli animali non hanno la possibilità di cercare e assumere le sostanze nutritive necessarie per sopravvivere. Per questo, devono prepararsi in maniera corretta per affrontare al meglio un periodo di astinenza da cibo così lungo e rigido.
Qualche settimana o giorno prima di andare in questo periodo letargico, gli animali mangiano molto di più rispetto al solito. Questo comportamento è per loro fondamentale al fine di immagazzinare e accumulare le famose riserve di grasso e sostanze nutrienti che permetteranno di sopravvivere quando le funzionalità metaboliche saranno ridotte.
Inoltre, gli animali prima di andare in letargo muteranno il pelo e prepareranno le loro tane o i loro nidi con materiali isolanti, utili a mantenere stabile la temperatura del corpo. Appena lo riterranno opportuno, si rifugeranno nelle loro “casette”, dove resteranno immobili per non sprecare energie preziose.
Tra gli animali più dormiglioni annoveriamo senza dubbio i ricci e i ghiri: infatti spariscono ad ottobre e si fanno rivedere solo nel mese di maggio. Anche gli anfibi e i rettili amano la bella stagione e vanno in letargo quanto prima possibile.
Solitamente, vanno in letargo autunnale i seguenti animali:
Gli insetti, così come orsi polari, orsi bruni, scoiattoli, roditori e pipistrelli, vanno in letargo solo durante i mesi invernali, poiché riescono a resistere al primo freddo e approfittano ancora dell’autunno per “immagazzinare” quanti più grassi e cibo possibili.
C’è da precisare, tuttavia, che molti di questi animali entrano nel cosiddetto letargo alternato, ossia non dormono sempre ma si svegliano a intervalli regolari: i pipistrelli si risvegliano circa ogni 10 giorni per necessità fisiologiche o spostarsi in un luogo migliore e le femmine di orso che hanno partorito da poco interrompono il sonno per sfamare i propri cuccioli.
Riassumendo, gli animali che vanno in letargo in inverno sono:
Seppure il letargo sia considerata una tecnica molto avanzata di adattamento al freddo, non è sicuramente l’unica… Con l’arrivo della stagione fredda, alcuni uccelli migrano verso zone più miti, altri fanno la muta di pelo e piumaggio per avere più calore e protezione.
A questo proposito vi consigliamo la lettura dell’articolo Come gli animali si proteggono dal freddo: tutti i loro segreti.
Notiamo ad esempio che lupi, volpi, lepri, linci e cervi si possono adattare al freddo ispessendo la loro pelliccia.
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R.B.
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