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Animali che escono dal letargo con l’arrivo della primavera: il risveglio

Gli animali che escono dal letargo: un dolce risveglio? Vediamo quali specie e in che modo avviene il risveglio primaverile di questi esemplari.

Orso in letargo .(Foto Adobe Stock)

Il mondo animale è molto vario di specie animali e ognuna ha il suo comportamento per poter affrontare l’inverno, alcune di esse migrano altre invece vanno in letargo. In questo articolo tratteremo gli animali che escono dal letargo in primavera.

Gli animali che escono dal letargo

Il letargo non è da confondere con l’ibernazione, uno stato di quiescenza, anche molto lungo,(Foto Adobe Stock)

Il letargo è la strategia che molti mammiferi attuano per passare il freddo e spesso rigido inverno. Consiste in un adattamento comportamentale che implica anche cambiamenti fisiologici significativi, finalizzati a ridurre il dispendio energetico.

Il letargo non è da confondere con l’ibernazione, uno stato di quiescenza, anche molto lungo, adottato da insetti, rettili e invertebrati, che vanno in una condizione che somiglia più alla morte che al sonno profondo.

La temperatura corporea si può avvicinare allo zero e ogni attività metabolica viene pressoché bloccata. Ma quali sono allora gli animali che escono dal letargo con la primavera?

Orso

 

L’orso Grizzly, uno dei più famosi al mondo (foto Pexels)

Per l’orso la mancanza di cibo e le temperature basse, specie per l’orso bianco che vive tra i ghiacci del Polo, è costretto a proteggersi e cadere in questo stato di inattività, di torpore. Quando un orso va in letargo, il suo tasso metabolico e il battito cardiaco diminuiscono drasticamente.

La quantità di azoto nel sangue aumenta rapidamente, senza danneggiare i reni o il fegato. L’animale diventa resistente all’insulina, ma non subisce oscillazioni dei livelli di glucosio nel sangue.

Più o meno a metà aprile, l’orso si risveglia dal letargo. Ma nonostante si ritrovi dimagrito durante questo periodo in cui non si è nutrito, non subisce danni a livello muscolare. Anche se ciò comporta un risveglio affamato e perciò l’unico obiettivo è procurarsi del cibo e riprendere la vita di prima del letargo.

Formica

La formica regina seppellisce i morti: questione di salute (Foto Pixabay)

La formica in inverno si rifugia riducendo al minimo la sua attività. Riuscendo solo in questo modo  a superare la stagione fredda. Quando le temperature si rialzano e le condizioni ambientali tornano favorevoli, la rivediamo uscire di nuovo.

Le uniche formiche che non andranno in letargo sono quelle che hanno deciso di fare il nido in casa tua, le vedrai aggirarsi in cerca di cibo anche quando fuori è molto freddo.

Marmotta

Secondo la tradizione popolare, per molti nordamericani, il 2 febbraio è il “Giorno della marmotta” che è poi associato all’inizio della primavera.(Foto Pixabay)

La Marmotta è un roditore della famiglia delle Sciuridae, rappresentata da diverse specie, fra cui: Marmotta caudata (dalla coda lunga) Marmotta baibacina (marmotta grigia) Marmotta bobak Marmotta. Da ottobre fino alla primavera, la marmotta si ritira in letargo, all’interno della sua grande e profonda tana.

Prima del letargo la marmotta si procura le riserve di cibo, che consumerà durante il letargo, ingrassando considerevolmente. Durante il letargo, la marmotta subisce un profondo cambiamento di temperatura corporea, che scende da 35° a 5° e un rallentamento dei battiti cardiaci da 130bpm a circa 15bpm.

Solo in vista della primavera tenterà la sua uscita dalla tana, costatando la temperatura, altrimenti ritornerà indietro, rimandando la sua uscita dal letargo.

Riccio

Riccio (Foto Flickr)

Il riccio è l’unico della famiglia degli insettivori che va in letargo, è sensibile non soltanto alle variazioni climatiche che preannunciano i primi freddi, ma anche a variazioni metaboliche stagionali che lo avvertono quando è ora di rifugiarsi nella sua tana.

Infatti l’ipofisi, una ghiandola a secrezione interna, stimola il pancreas a secernere in maggior quantità l’insulina, un ormone che agisce sul tasso glicemico, favorendo la trasformazione dei vari monosaccaridi presenti nel sangue in glicogeno. Quest’ultimo è un polisaccaride di riserva che garantisce al riccio la sopravvivenza durante il lungo sonno invernale.

Tutti i processi metabolici vengono rallentati: gli atti respiratori e le pulsazioni cardiache diminuiscono, la temperatura corporea si abbassa fino a raggiungere quasi i valori esterni, ma se questi sono troppo bassi un sistema di autoregolazione consente una leggera risalita termica che evita il congelamento, oppure provoca il risveglio.

Alla fine dell’autunno, dopo essersi abbondantemente alimentato (non potendo fare provviste), il riccio imbottisce il nido di erba e foglie secche e si ritira, raggomitolato con gli aculei eretti, nella sua tana.

Circa una volta al mese il riccio si risveglia, ma può dormire anche per sei settimane consecutive. In aprile, al risveglio dal letargo invernale, inizia anche la stagione degli amori, che può durare fino a luglio-agosto.

Ghiro

Ghiro (Foto Pixabay)

Il ghiro è un piccolo animale appartenente al gruppo dei roditori. Questo animale, riposa fino a 6-7 mesi all’anno, periodo che gli consente di “ricaricare le batterie” e soprattutto fare fronte alle rigidissime temperature invernali.

Dorme tutto raggomitolato su sé stesso, di modo da mantenere la temperatura corporea costante e ridurre al minimo il metabolismo. Non è un sonno costante e ininterrotto, ma caratterizzato da brevi risvegli necessari a mangiucchiare qualcosa. Il vero risveglio avviene in primavera, poco prima della stazione riproduttiva.

Pipistrello

Pipistrello (Foto Pixabay)

Il pipistrello nel periodo invernale entra in una fase di torpore in cui il loro metabolismo è notevolmente rallentato. In particolare, in questa fase del loro ciclo biologico, si ha una diminuzione delle attività vitali come la frequenza cardiaca e respiratoria e in generale si ha un notevole abbassamento della reattività del sistema nervoso.

L’ibernazione vera e propria, solitamente inizia quando la temperatura esterna scende sotto i 10° C. Durante il letargo, la temperatura corporea dei chirotteri segue quella ambientale, ma se questa dovesse scendere al di sotto lo 0 ° C si avrà il risveglio degli individui che così potranno cercare un nuovo ambiente dove svernare con temperature meno rigide.

Il letargo di questo animale avviene in gruppo, intere colonie di pipistrelli si dispongono in file ordinate e fitte facendosi calore l’un l’altro. Con l’arrivo della primavera, termina il letargo.

Rettili e anfibi

I serpenti non sono gli unici a cambiare pelle. (Foto Pixabay)

Con l’arrivo dell’inverno, oppure nelle regioni asciutte della zona equatoriale la stagione della siccità, i rettili si affondano nel terreno, vanno a nascondersi in profonde buche e cadono in un sopore, che corrisponde al letargo di certi mammiferi. Usciranno solo in primavera, con temperature miti.

I rettili sono tutti carnivori e come tutti predatori in cima alla catena alimentare sono molto sensibili alle alterazioni dell’ambiente. Anche gli anfibi come le rane quando arriva il freddo, da buoni animali a sangue freddo, vanno in letargo. Non tutte però allo stesso modo.

Le rane rosse si scavano profonde buche e ci restano per tutto l’inverno, le rane acquatiche, invece, di colore verde, passano l’inverno a mollo, nascoste nella melma sul fondo dei laghetti e degli stagni. Le specie invece alpine approfittano del periodo di letargo per iniziare l’accoppiamento e si risveglieranno insieme in primavera, abbracciate.

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Raffaella Lauretta

Raffaella Lauretta

Sono una giornalista pubblicista, con una passione profonda per gli animali. Sono regolarmente iscritta all'Ordine dei Giornalisti. Scrivo articoli su problematiche di salute degli animali, curiosità e argomenti legati alla promozione dell'adozione responsabile degli animali domestici. Nel tempo libero amo fare volontariato nelle strutture e rifugi per animali meno fortunati.

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