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Un’anatra per amica: scopriamo come curare questo insolito animale domestico

Molte persone scelgono l’anatra come animale domestico: ecco come prendersi cura di questo pennuto da compagnia.

Qualche informazione sulle anatre e sui loro piccoli (Screenshot Foto di Birgit da Pixabay – amoreaquattrozampe.it)

Papere, anatre, oche, pulcini, anatroccoli… Le specie animali appartenenti alla famiglia degli Anatidi sono tantissime e spesso possono creare confusione tra le persone poco esperte. Eppure ognuno di questi animali ha delle proprie particolarità e caratteristiche specifiche. Tra i diversi pennuti, è ad esempio l’anatra a venire scelta come animale da compagnia. Ma quali sono le peculiarità che la differenziano dalle altre specie e quali sono i consigli per prendersene cura? Ecco qualche informazione in merito.

L’anatra come animale domestico: le caratteristiche di questo animale e i consigli per prendersene cura

Le persone poco esperte in allevamento degli uccelli sono abituate a considerare papere e anatre come animali uguali. Effettivamente, sul piano fisico e anatomico e per il loro stile di vita, i due tipi di volatili sono molto simili: entrambi appartengono all’ordine degli anseriformi, hanno zampe palmate e vivono tra terra e acqua. In realtà la differenza tra papere e anatre non è affatto trascurabile.

Come riconoscere l’anatra domestica, quali sono le caratteristiche di questo pennuto (Screenshot Foto di Hans da Pixabay  – amoreaquattrozampe.it)

L’anatra è il nome comune che fa riferimento a diversi uccelli acquatici, solitamente migratori, riconducibili alla famiglia degli Anatidi e in particolare al genere Anas. Le anatre sono dotate in natura di un becco lungo e piatto. Questo pennuto ha dimensioni inferiori rispetto alle oche e presenta dimorfismo sessuale. Tra i due sessi è quindi riscontrabile una differenza morfologica ed estetica. Le anatre sono volatili molto socievoli, curiosi e intelligenti e per questo motivo possono diventare animali da compagnia in grado di alleviare lo stress, oppure animali da allevamento.

Se vuoi saperne di più, leggi un nostro approfondimento sul tema >>> La dolcezza del cucciolo di scimmia che accudisce i piccoli anatroccoli (VIDEO)

Il termine anatra raggruppa specie appartenenti a svariati generi e sottofamiglie diverse. Comunemente si applica il vocabolo alle specie di Anseriformi di dimensioni inferiori e con spiccato dimorfismo sessuale, in contrapposizione ad oca, che definisce al contrario specie di grande mole e prive di dimorfismo. Il vocabolo “papera” significa invece “giovane oca non ancora in fase riproduttiva”, ovvero un’oca femmina che non ha ancora raggiunto la maturità sessuale. A volte, questo termine è usato in maniera impropria anche nel linguaggio tecnico degli allevatori per indicare i giovani esemplari sia di anatre che di oche, contribuendo in un certo senso ad alimentare la confusione tra le persone poco esperte.

L’anatra come animale domestico: ecco come prendersi cura di questo pennuto da compagnia (Screenshot Foto di Alexas _Fotos da Pixabay – amoreaquattrozampe.it)

Una specie comune di anatra è chiamata “anatra muta” (nota con il nome scientifico di Cairina moschata). Questo volatile, originario del Sudamerica, si contraddistingue per le caruncole rosse sulla testa e per il diverso profilo del becco. Le Anatre vengono considerate, come anticipato, ottimi animali da compagnia. Non possono essere tenute in un appartamento perché sporcano molto e hanno bisogno di acqua, terreno naturale e sole per crescere bene, ma se tenute in giardino possono affezionarsi molto agli essere umani. Tra le specie da compagnia predilette vi sono gli esemplari di anatra Kaki Campbell, anatra ornamentale da cortile.

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Purché dispongano di un riparo dalle intemperie, le anatre tollerano bene il clima delle regioni italiane e possono essere tenute all’aperto tutto l’anno. Gli anatroccoli sono, invece, particolarmente sensibili al freddo e devono avere a disposizione una lampada a infrarossi sotto cui riscaldarsi finché non sono impiumati. Le anatre dovranno però vivere in un recinto, così da impedire l’ingresso di predatori o uccelli selvatici possibili portatori di malattie. Questi animali hanno bisogno di piccoli laghetti a disposizione per nuotare e bagnarsi: se rimangono troppo tempo all’asciutto, tenderanno a sviluppare malattie gravi. L’acqua deve essere dunque facilmente accessibile e cambiata frequentemente quando si sporca. le anatre mute hanno bisogno di trespoli per il sonno notturno, mentre le anatre comuni dormono a terra o in acqua.

Esemplare di Germano reale in volo (Screenshot Foto di Roland Mey da Pixabay – amoreaquattrozampe.it)

Una attenzione particolare deve essere riservata agli anatroccoli. Innanzitutto occorre ricordare che nei piccoli si manifesta l’imprinting. Con il termine imprinting, concetto definito dal biologo austriaco Konrad Lorenz, viene indicato quel particolare tipo di apprendimento istintivo che avviene entro le ventiquattro / quarantotto ore dopo la nascita di un essere vivente.

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Il vocabolo deriva dall’inglese “imprint”, cioè “stampare”, “imprimere”, ed è stato utilizzato da Konrad Lorenz (Premio Nobel per la medicina e la fisiologia nel 1973) proprio in riferimento all’osservazione del comportamento di anatre e oche che, subito dopo essere nate, tendono a seguire la prima cosa o il primo essere vivente che vedono in movimento, convinti che sia la loro madre.

Gli anatroccoli dovranno essere visitati dal veterinario così da scongiurare problemi metabolici dovuti alla malnutrizione (angel wing, perosi, deformità angolari delle zampe, problemi neurologici da carenza vitaminica). In natura le anatre si nutrono di erbe, foglie, radici e piante acquatiche, integrate da vermi, crostacei e insetti che trovano nel fango. La loro dieta in cattività potrà includere un pellet specifico per anatre non medicato reperibile presso i negozi di agraria. La formulazione starter al 18-22% di proteine è indicata per gli anatroccoli fino alla terza settimana, quella da ovaiole (16-18%) per i giovani e le femmine in deposizione, quella da mantenimento (14%) per gli adulti a riposo. Il pellet andrà integrato quotidianamente con vegetali, carote sminuzzate, pomodori, mais e periodicamente con uova sode tritate con tutto il guscio, lombrichi e lumache. (di Elisabetta Guglielmi)

Elisabetta Guglielmi

Conseguita a pieni voti la maturità scientifica, ho intrapreso una carriera umanistica, laureandomi in Lettere moderne e poi in Filologia moderna; ho un master di Editoria, giornalismo e management culturale. Sono appassionata di scrittura, lettura, disegno e viaggi, e naturalmente di natura e animali.

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