Qualsiasi piano di abbattimento lupi, benché programmato nei minimi dettagli, non porta a niente di buono. Lo fa sapere l’Eurac di Bolzano, che in un apposito dossier smonta i presunti benefici che si pensa politiche del genere comportino. Fanno solo danni, in realtà, e ciò viene ribadito dietro comprovate osservazioni scientifiche. L’abbattimento lupi viene concepito spesso qualora si riscontri un aumento di casi di attacchi di questi animali selvatici nei confronti di capi di bestiame. Oppure di sconfinamento frequente nei centri abitati. Fenomeni che possono accadere spesso perché causati dagli effetti negativi apportati dall’uomo stesso.
Ed Eurac fa sapere che le aggressioni al bestiame in seguito agli abbattimenti programmati sono diminuiti soltanto temporaneamente. Per poi riprendere gradualmente una certa frequenza. Addirittura una delle conseguenze negative in questi casi è stata la disgregazione dei branchi, che ha portato i lupi ad agire in solitaria e a dover fare di necessità virtù: questo li ha spinti ad attaccare animali domestici.
Poi va detto che negli ultimi 150 anni mai si è verificato un caso di aggressione a persone da parte dei lupi. Questo studio è stato prodotto dal professor Filippo Favilli, geografo fisico esperto di management della fauna selvatica. Favilli è un ricercatore dell’Istituto per lo sviluppo regionale, e chiama in scena anche l’opera spesso negativa giocata dai media in argomenti dei quali chi parla non ne sa assolutamente niente. “Spesso la stampa si concede dell’inutile sensazionalismo.
Ci sono diversi esempi che vi faccio in base a determinate notizie, alle quali si è fatto riferimento nel modo seguente: ‘Quando il lupo diventa una minaccia’ (Le Iene, trasmissione TV) ‘Al lupo! Al lupo!’ (Striscia la Notizia, trasmissione TV) ‘Provincia: se il lupo è pericoloso’ (L’Adige) ‘Lupi all’attacco’ (L’Arena) ‘Lupi: cacciatori pronti a sparare’ (Alto Adige) “.
Abbattimento lupi, smentita qualsiasi utilità
Questo non fa altro che aumentare le paure e la preoccupazione nell’opinione pubblica. Che in tal modo viene sviata da quella che è la verità. O da altri aspetti noti invece soltanto agli addetti ai lavori, come la sua importanza nella catena alimentare. Le politiche di certe regioni, in particolare del Trentino Alto-Adige, purtroppo sembrano dirigersi verso una posizione di ostilità nei confronti di questi animali. E questo a detta degli animalisti è motivato dai soliti motivi di interesse.
Nella regione tantissimi sono gli allevatori ed i cacciatori che rappresentano anche una parte consistente dell’elettorato. Per cui si fa di tutto per compiacerli in cambio delle loro preferenze. L’idea degli amministratori locali è quella di attuare una riforma che dia il via libera a fucili e doppiette per ridurre del 5% dei lupi presenti su un preciso territorio. Ed anche la Toscana sta intraprendendo questa strada.
Lo studio fa riferimento a cosa avviene in Germania e riporta: “Dopo aver reso pubblici i dati sui danni provocati dai lupi, meno di 500mila euro in quasi 20 anni rispetto agli oltre 60 milioni spesi solo nel 2015 per riparare ai danni delle martore (che sono dei mammiferi appartenenti alla famiglia delle faine ndr), il Ministro dell’ambiente ha intensificato le politiche per diffondere misure di prevenzione. In prima linea ci sono i recinti elettrificati per le greggi, i cani da guardiania, i deterrenti sonori e le esche per la castrazione chimica dei lupi”.
Solo per i propri interessi
“Si tratta di sistemi semplici, ma che richiedono un cambio di abitudini talvolta profondo negli agricoltori. Gli scienziati sembrano sostenere questi sforzi. Una recente ricerca, pubblicata nella rivista specialistica “Frontiers in Ecology and the Environment”, dimostra che laddove si sia ricorsi a metodi letali, solo nel 29% dei casi esaminati gli attacchi al bestiame sono diminuiti e solo temporaneamente”.
“Nel 43% dei casi, gli studiosi hanno notato invece un aumento di aggressioni ai danni di animali domestici. Tale fenomeno dovrebbe imputarsi alla disgregazione del branco dovuto alla rimozione degli esemplari alfa. Per contro, l’impiego di metodi non letali, come la protezione delle greggi durante la notte, l’utilizzo di reti e di cani da pastore, il posizionamento di esche per tenere lontani i predatori e la sterilizzazione, ha contenuto di oltre l’80% gli attacchi dei lupi”.
Quel che la Regione Trentino non dice è che la presenza dei lupi su tutto il territorio è estremamente ridotto. e Nel 2016 sono stati assai più esigui i danni causati da questi animali, che l’uomo rischia ulteriormente di compromettere. Zero attacchi a persone, una cifra stimata in circa tremila euro, 17 pecore ed una capra uccise. Il piano di abbattimento lupi ha fatto parecchio discutere nei mesi scorsi.
A.P.