Nel processo per i noti fatti della Giostra dell’Orso 2014, in cui due cavalli si infortunarono in corsa e furono poi abbattuti, ieri è stato il giorno della Lav. L’associazione animalista ha preso parola attraverso il suo presidente, Gianluca Felicetti, che in aula ha spiegato: “Nonostante i ripetuti appelli a sospendere o rinviare la corsa, si volle lo stesso scendere in pista e per farlo”. In pratica, “quel pomeriggio, furono inviati tecnici a gettare la calce per asciugare il percorso dopo che la pioggia lo aveva reso fangoso. Questa fu la ragione per cui i cavalli scivolarono”. In sostanza, “i loro zoccoli non trovarono la necessaria presa su un terreno elastico, ma al contrario una pista indurita che li fece cadere”.
L’accusa nel processo ritiene che uno dei due cavalli non fosse idoneo per gareggiare. L’altro venne abbattuto senza la necessaria iniezione di sedazione, che gli avrebbe evitato una morte dolorosa. Sei gli imputati, tra medici e responsabili della manifestazione e dei cavalli. A tutti viene contestato l’articolo 544 ter del codice penale. Dopo quegli episodi, la Lav aveva inviato una richiesta di indagini, sulla base della documentazione fotografica ricevuta. Felicetti, ricostruendo l’accaduto, ha sottolineato: “Non fu praticata eutanasia, in quanto mancò la iniezione di sedazione, precedente, e quella di induzione, successiva, alla puntura letale del medicinale Tanax”. In sostanza, dice la Lav, non solo vi fu maltrattamento, ma anche uccisione degli animali.
Il costante impegno della Lav
La Lav è sempre stata in prima linea contro quelle manifestazioni sportive in cui il rischio di maltrattamento dei cavalli è elevatissimo. Si pensi alla battaglia intrapresa qualche mese fa contro il Palio di Asti. In quell’occasione, inviò una diffida contro gli organizzatori al Prefetto della città piemontese oltre che ai locali NAS e Carabinieri. Si parlava del caso di mancata ottemperanza “a quanto previsto dall’Ordinanza del 3 agosto scorso, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 209 del 7 settembre, che vieta l’utilizzo dei cavalli di razza purosangue inglese, nei percorsi privi delle caratteristiche tecniche analoghe a quelle degli impianti ufficialmente autorizzati dal Ministero per le politiche agricole alimentari e forestali per le corse di galoppo”.
Purtroppo, nel Palio di Asti non sono mancati incidenti mortali. Nel settembre 2013 ne avvennero due con altrettanti cavalli che hanno perso la vita. Lo stesso avvenne l’anno scorso al Palio di Siena con l’abbattimento di un cavallo ferito, circostanza che fece partire una petizione online per fermare la storica giostra. Dopo la morte del cavallo nella città toscana, la procura ha aperto un fascicolo d’inchiesta contro ignoti.
GM