L’associazione italiana difesa animali e ambiente (AIDAA) in una nota ha evidenziato un elemento spesso poco evidenziato. Ovvero, si tratta dell’incidenza degli abbandono dei cani dei cacciatori e dei pastori. Un fenomeno che passa troppe volte in secondo piano e che in realtà riguarda un numero piuttosto elevato soprattutto in alcune regioni del Centro e del Sud Italia.
La stessa Aidaa riallaciandosi agli ultimi dati sul numero degli abbandoni per cui sarebbero aumentati quelli delle cucciolate nel 2016, evidenzia come nelle campagne e nelle aree più emarginate vi sia l’abbandono di intere cucciolate di cani pastore, per lo più maremmani ed abruzzesi, e di incorci con cani da caccia.
“Sono almeno 40.000 i cani abbandonati ogni anno da cacciatori e pastori, che nella migliore delle ipotesi vanno a riempire i canili del centro e sud Italia mentre molto spesso gli abbandoni avvengono nelle campagne, dove i cani crescendo si incrociano e vanno ad incrementare il numero dei randagi”, denuncia l’associazione animalista, senza considerare non tanto gli abbandoni, ma le uccisioni di cuccioli, come accade ancora oggi, retaggio di antiche tradizioni.
“Possiamo dire che i cacciatori e i pastori sono i responsabili di almeno il 50% dell’abbandono di cani nel centro e sud Italia”, sostiene Lorenzo Croce presidente nazionale di AIDAA, spiegando che “i canili delle regioni dove maggiore è la presenza di cacciatori e pastori sono pieni di incroci maremmani e incroci cani da caccia”.
Lo stesso Croce ricorda con un tono di polemiche l’aberrazione emersa dal Piano Lupi, oggetto di un confronto recente con le regioni. Per cui, rilancia il presidente Aidaa, “sono gli stessi che vorrebbero poi abbattere i cani da loro stessi abbandonati a fucilate cosi come a fucilate vorrebbero abbattere i lupi”.
Per questo, conclude Croce, “servono maggiori controlli e una stretta a livello penale. Questi signori incrementano il randagismo e quindi paghino con la galera”.