La notizia che arriva dagli Stati Uniti è sconvolgente, ed assume ancora più risonanza dal momento che coinvolge negativamente la PETA. La celebre associazione animalista, il cui nome è famoso in tutto il mondo, è finita nell’occhio del ciclone perché due sue attiviste sembra abbiano ucciso senza motivo il cane di una bambina. La vicenda è finita in tribunale e si è conclusa con un accordo extragiudiziario con la famiglia della piccola, suo malgrado coinvolta.
Il fatto si è verificato nello stato della Virginia e grazie a questo epilogo, il famoso movimento che si batte (ma a questo punto ‘dovrebbe battersi’) per i diritti degli animali è riuscito ad evitare la pesante accusa di aver ucciso un animale sano come ritorsione contro i suoi padroni. Infatti i coniugi Zarate avevano citato in giudizio la PETA, dopo che le due attiviste avevano scambiato il loro Chihuahua Maya per un randagio, raccogliendolo nel giardino di casa della sua famiglia.
Il cagnolino doveva essere il regalo di Natale alla loro bambina di 9 anni. La cosa era emersa soltanto successivamente, visto che i proprietari dell’animale pensavano che quest’ultimo fosse fuggito. Ma due giorni dopo l’accaduto avevano bussato alla porta di casa Zarate altri attivisti PETA, venuti a scusarsi con tanto di cassetta di frutta.
E così hanno spiegato come erano andate le cose. Ma qualche aspetto non quadra: mentre gli animalisti sostengono che le attiviste erano state mandate in zona per risolvere un problema di eccessivo tasso di randagismo, i Zarate sostengono, con tanto di registrazioni di una telecamera di sicurezza, che le due avrebbero attirato il loro cane lontano dal giardino di casa per caricarlo sul loro furgone.
Due attiviste PETA hanno ucciso deliberatamente un cane domestico?
Le donne sono state sospese e licenziate dalla PETA, a sua volta multata di 500 dollari per non aver aspettato i cinque giorni stabiliti a norma di legge prima dell’abbattimento di un animale randagio, ma tutto questo non era sufficiente. La famiglia Zarate ha voluto ottenere giustizia portando la questione davanti ad un giudice. Con l’intenzione di chiedere un risarcimento di 7 milioni di dollari. I danneggiati hanno accusato PETA di portare avanti una politica di abbattimento indiscriminato di animali. Il colmo è che proprio in Virginia l’associazione ha la sua sede oltre ad un grosso centro di accoglienza per animali trovatelli.
Lì però è cosa nota che ci sono anche numerosi abbattimenti, che PETA giustifica col fatto che parecchi animali arrivano già in condizioni disperate. Anche qui gli Zarate hanno da ridire, affermando che tutto ciò è da correlare ad una politica ben definita “perché non accetta l’idea che gli animali sani siano considerati da compagnia”.
Comunque non ci sarà nessun processo. E questo grazie all’accordo stipulato sulla base di un indennizzo di 49mila dollari. Più altri duemila da donare ad un altro movimento animalista. PETA ha parlato di incidente in una nota ufficiale, negando di aver agito per danneggiare la famiglia Zarate. La cui figlia però ha pianto per giorni e giorni. Di tutt’altro tenore un’altra notizia per certi versi incredibile. Una donna ha lasciato tutti i suoi averi, dimenticandosi però di un grosso dettaglio…
A.P.