La zooerastia è un fenomeno preoccupante e secondo i dati diffusi nel mese di marzo del 2017 sarebbe in aumento . Anche se non è vietato in molti paesi, spesso la detenzione e la diffusione di materiale pornografico è invece proibita. La zooerastia è un fenomeno fuori controllo ed è facile trovare in rete filmati con scene agghiaccianti di sesso con animali e bambini.
Ma è davvero sconcertante la vicenda di Margaret Howe Lovatt, raccontata dalla BBC nel documentario The Girl Who Talked to Dolphins. La donna ha rivelato di aver fatto l’amore con Peter, un giovane delfino maschio nei tre mesi. Questo è avvenuto mentre era assistente del dottor John C. Lilly, medico e psicoanalista. Siamo negli anni Sessanta: il luminare stava conducendo uno studio sul linguaggio dei delfini per conto della Nasa.
La sua assistente Margaret Howe Lovatt, nel 1965, per 12 settimane abita una casa allagata con 3 delfini alle Isole Vergini americane. Ha 23 anni e passa giornate intere con i delfini Pam, Sissy e Peter in completo isolamento. Non era la prima volta che il dottor John C. Lilly lavorava sui delfini. In alcuni casi aveva anche somministrato LSD per analizzare gli stati alterati della coscienza. Erano sicuramente altri tempi: negli anni Sessanta – purtroppo – non vi era nessuna forte spinta animalista capace di fermare quegli esperimenti.
I diari di Margaret
Intanto, tra Margaret Howe Lovatt e il delfino Peter ‘scatta qualcosa’: “A Peter piaceva stare con me”, annota su un diario la giovane. “Si strofinava sul mio ginocchio, sul piede o la mano e io lo lasciavo fare. Non ero a disagio e finché era tranquillo ho lasciato che accadesse. E’ stato prezioso e dolce e Peter sapeva che io ero li”. Nel frattempo, l’esperimento va avanti e da alcune registrazioni sembra davvero che Peter pronunci parole molto semplici.
Gli incontri sessuali vanno avanti: “Peter si è eccitato sessualmente più volte durante la settimana, e ho pensieri e domande che annoto in un documento separato”, scrive Margaret Howe Lovatt. A un certo punto, però, la cosa inizia a diventare ingestibile. Così la giovane istruttrice manda Peter al piano di sotto della villa assieme alle due femmine, Sissy e Pam.
La giovane prosegue nell’appuntare sul proprio diario: “Una riflessione che ho fatto nel merito è se sia meglio oppure no trovare un qualche modo per soddisfare i bisogni sessuali del delfino, senza ricorrere a un altro delfino. Ciò potrebbe rafforzare il legame tra il delfino e l’essere umano e forse potrebbero nascere periodi sessuali frequenti tra i due”. In sostanza: “Se Peter sa che posso soddisfare i suoi bisogni può sentirsi libero di trasformare qualsiasi periodo di gioco in una lezione o in un periodo di sesso”.
Riflessioni che oggi lasciano quantomeno sconcertati, ma che per la giovane sembrano normali: “E’ accaduto che Peter abbia modificato l’attività sessuale portandola a un livello più umanizzato. L’eccitazione sessuale di Peter di solito inizia con insistenza e io lo accarezzo. Ora, però, quando il suo pene diventa eretto, non cerca più di scendere fino ai miei piedi”. Invece “scivola lungo le mie gambe tanto che posso facilmente strofinare il suo pene sia con la mano o sia con il mio piede”.
“Peter accetta e sembra raggiungere una sorta di orgasmo e si rilassa”, prosegue nel diario. Poi insiste: “Noi di solito lo facciamo per tre volte prima che lui finisca e che ricominci di nuovo. Questa non è una cosa privata. Peter e io lo abbiamo fatto in presenza di altre!”. L’intero esperimento venne seguito dal fotografo John Lowatt, che poi sposò la donna.
L’esperienza sessuale del delfino maschio
Un trentennio dopo, descrivendo l’esperienza sessuale del delfino maschio, il dottor John C. Lilly spiegava: “La loro dimensione del cervello è più grande del nostro e hanno un’erezione volontaria del loro pene. C’era un allenatore di Tahiti che mi hanno portato verso la vasca di formazione, ha fatto un fischio e un delfino si è capovolto e ha mostrato il suo pene in erezione in 7 secondi”.
Il medico osservava: “Ma gli oceani sono il territorio più sconosciuto agli esseri umani, ma è qui che inizia la catena alimentare, se le balene e delfini non sopravvivono, credo che non sopravviveremo noi”.
GM