Paolo Beber riabbraccia il suo Orso: “Può tornare a casa”

Paolo Beber riabbraccia il suo Orso: “Può tornare a casa”

Paolo Beber e Orso

Può tornare a sorridere Paolo Beber, un ex senza fissa dimora, al quale a inizio giugno era stato sequestrato il cane Orso. Ora è arrivata la decisione dei giudici, resa nota dagli avvocati dell’uomo: “Via il sequestro, Orso può lasciare il canile e Paolo Beber può riportarlo a casa”. Il cane era ‘recluso’ nel canile municipale. La colpa del povero animale era quella di essere un rottweiler, quindi potenzialmente una razza aggressiva e pericolosa, da qui la decisione dei giudizi a scopo cautelativo.

Era stato Paolo Beber, lo scorso sei giugno, ad annunciare via Facebook: “Mi hanno sequestrato Orso”. Da quel momento in poi era partita una gara di solidarietà nei suoi confronti con tanto di petizione online e una campagna con l’hashtag #noistiamoconpaoloeorso.

“Al telefono piangeva, ho cercato di infondergli fiducia, dicendogli che sarà depositato una richiesta di dissequestro, ma è molto provato, Orso è la sua famiglia”, aveva detto il legale dell’uomo, Matteo Pallanch, subito dopo che Orso era stato sequestrato.

Ma cosa era accaduto? Sembra che a marzo l’ex clochard abbia assistito a un controllo da parte delle Forze dell’ordine a due donne. L’uomo litigò con le due e secondo queste ultime a un certo punto disse che avrebbe usato contro di loro il cane, anche se poi non lo fece.

Quando poi sequestrarono Orso, definito un ‘pacioccone’, “come lo stesso Beber che potrebbe sembrare minaccioso e sfrontato ma in fondo è mite e pacifico”, il suo proprietario si chiuse in se stesso e tanti suoi amici si preoccuparono per quanto stava accadendo. Non si era fatto sentire con nessuno tant’è che quando un’amica riuscì a contattarlo, poi annunciò: “Mi ha risposto dalla finestra incavolato perché gli ho rotto le scatole all’una di notte. Gli ho detto che siamo tutti preoccupati ma ha detto che non gli interessa nulla. Per me sta male”.

Per Paolo Beber però i guai non sono finiti: il suo cane, secondo l’accusa, avrebbe morso una persona e di questo dovrà risponderne direttamente il proprietario, come prevede la legge.

Il rapporto tra clochard e cani è spesso straordinario: qualche tempo fa vi abbiamo raccontato di un uomo di nome Ferdinando di 44 anni che ha perso tutto e per non separarsi dal suo cane, Billy di 10 anni, ha preferito vivere per strada.

In Messico, a Monterrey, una metropoli di quasi due milioni di persone, capoluogo dello Stato di Nuevo Leon, un clochard di 57 anni, Manuel Lira, è deceduto per strada. Al suo fianco, gli operatori sociali e il servizio medico hanno trovato un cagnolino, il meticcio di nome Culato, inseparabile da Manuel che condivideva ogni istante della sua vita, dormendo con lui sotto alle coperte per strada.

Nei mesi scorsi, è arrivata la bellissima testimonianza di una donna di nome Wilma, volontaria presso un rifugio, che lungo una strada in Texas, ha rischiato di provocare un incidente per leggere il cartello di un uomo senza fissa dimora che recava la scritta: “Il mio cane è al canile, aiutatemi”.

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