Si è svolta lo scorso 18 maggio nelle aule del Tribunale di Paola, in provincia di Cosenza, la seconda udienza del processo sull’uccisione del cane Angelo, il meticcio bianco, legato ad un albero e ucciso a bastonate da un gruppo di quattro giovani ragazzi nel mese di giugno del 2016 Un caso diventato emblema della lotta contro la violenza sugli animali che ha sollevato lo sdegno a livello nazionale e che ha avuto una forte risonanza e un forte impatto mediatico, soprattutto dopo i servizi del programma delle Iene, nel mese di ottobre dello stesso anno.
Nel corso della prima udienza, la difesa dei ragazzi accusati di crudeltà e uccisione di un animale, aveva chiesto il “patteggiamento” e “messa alla prova”: richieste respinte dal Tribunale di Paola, così come richiesto dalla pubblica accusa e dalle associazioni, costituitesi parte civile. La secondo udienza, come ben immaginabile, ha attirato ancora una volta i riflettori e ha visto la folta partecipazione di militanti di una trentina di associazioni ambientaliste.
La pubblica accusa ha chiesto il massimo della pena, ovvero un anno e 4 mesi di reclusione per ogni ragazzo coinvolto: Giuseppe Liparoto, Nicholas Fusaro e i due fratelli Francesco e Luca Bonanata. Un processo con rito abbreviato per cui la sentenza è prevista entro fine maggio, ovvero attesa nella prossimo udienza fissata al 26 maggio.
L’accusa ha evidenziato l’aggravante del gesto, definito “crudele e ingiustificato” per cui gli stessi ragazzi erano ben consapevoli di quello che stavano facendo, in quanto hanno poi vantato la loro azione, “provando “compiacimento”. filmando l’uccisione in diretta di Angelo e diffondendone le immagini sui social, pubblicando il video in rete. Un gesto crudele e inutile, i quanto il cane non era risultato aggressivo, come emerso dalla stessa inchiesta.
La difesa ha cercato di fare leva sullo stato di “inceruratezza” dei propri assistiti. Ma l’efferatezza con la quale quei ragazzi si sono accaniti sul povero Angelo ne dimostra in realtà tutta la pericolosità sociale. Chi è capace di tali crudeltà è privo di un’empatia che consente di discernere sul piano cognitivo i limiti da non varcare anche nei riguardi delle persone. La crudeltà contro gli animali è una esplicita campana di allarme come emerso da diversi studi. Una cultura frutto di tradizioni arcaiche per cui la vita di un essere vivente, un animale, non ha valore e che permane ancora in aree emarginate che va assolutamente condannata, non giustificata e combattuta.
I due Imputati presenti in Aula, i due fratelli Bonanata hanno voluto rilasciare una dichiarazione spontanea, esprimendo il proprio pentimento: “Sono pentito di aver ucciso il povero cane, chiedo scusa per la sofferenza che ho causato, chiediamo scusa a tutti”.
Al termine della seconda udienza, l’Enpa ha espresso soddisfazioni in merito al respingimento della “messa alla prova”: “Un primo segnale per quanti chiedono giustizia, auspichiamo non siano concesse attenuanti ai quattro”, ha commentato la presidente Rocchi.
La stessa comunità “L’urlo di Angelo” ha commentato l’udienza, aggiornando gli utenti sugli sviluppi del processo: “Il Pubblico Ministero NON HA ACCOLTO la richiesta di Patteggiamento presentata in precedenza dagli Avvocati difensori. Il Giudice NON HA ACCOLTO la richiesta di Messa in Prova avanzata da uno degli Avvocati difensori
Il Giudice HA ACCOLTO la Costituzione di Parte Civile di 19 Associazioni su 30 presentate. Si Procede con il RITO ABBREVIATO, A PORTE APERTE, come richiesto dagli Avvocati Difensori”.
L’associazione “Animalisti Italiani Onlus”, per ricordare il tema del maltrattamento degli animali, ha promosso una “fiaccolata nazionale” il prossimo 24 giugno, giorno in cui, ad un anno di distanza dalla barbara messa a morte di Angelo, tutti quanti sono invitati a “mettere una candela o un lumino fuori dalla propria abitazione in modo da ricordare il sacrificio di quest’anima pura e il quotidiano martirio a cui sono sottoposti tutti gli altri Angelo del mondo”.