Vedere un uomo piangere è sempre una scena che colpisce. Ormai diamo tutto per scontato e il sistema competitivo del quale siamo prigionieri ci ha portati ad essere diffidenti, sospettosi fino a diventare indifferenti. Eppure l’individuo ha una facoltà straordinaria che risiede nell’empatia che lo porterà sempre verso l’altro. Una facoltà che ha contribuito a sviluppare la socialità e allo sviluppo della comunità. Lo stesso sistema mediatico con i format e le comparse televisive in stile “Grande Fratello” dove ogni reazione o situazione sono stati programmati a tavolino hanno sviato la spontaneità e soprattutto hanno banalizzato la profondità dei sentimenti portandoli ad un piano superficiale ed emotivo dove non vi è più “tempo da perdere”: tutto deve essere veloce, non c’è tempo per soffermarsi ad osservare o riflettere per capire. Ma gli animali come aveva ben evidenziato il filosofo Jacques Derrida in parte “mettono l’uomo a nudo”, lo obbligano a guardarsi dentro come in uno specchio. Perché queste piccole creature che per molti sono “buffe” e “insignificanti”, in realtà sono esserei viventi che non hanno maschere e sono sempre uguali a loro stessi. In tal senso, l’uomo, nel confronto con l’animale, è obbligato e “richiamato” da un punto di vista etico e morale a rispondere e a togliersi quella maschera prima o poi.
Vedere un uomo piangere è qualcosa che tocca l’animo delle persone e non si può restare indifferenti. Sono chiamate moralmente a rispondere a quella disperazione o a rispettare quel dolore. Una premessa con la quale vogliamo soffermarci sulla storia di un uomo di nome Chris Jackson, un portatore di handicap costretto alla sedia a rotelle che per 14 anni ha vissuto con il suo cane Jake. Jake non era un cane comune era stato addestrato come cane guida che aiutava Chris nel quotidiano come supporto negli spostamenti e sul piano emotivo.
Dopo 14 anni, Jake è morto nel dicembre 2016 per un tumore sopraggiunto in vecchiata e da quel giorno, la vita di Chris è cambiata: “Mi alzo ogni mattina e mi metto ad urlare e a piangere. Ero così abituato a lui: era la prima cosa che vedevo e la prima cosa che accarezzavo. Era intelligente e miha dato tutto l’amore e il sostegno che mi serviva”, racconta Chris in un’intervista televisiva rilasciata alla CBS 6.
In realtà per raccontare la storia di Chris tocca fare un passo indietro. Per curare Jake lo scorso anno, la CBS6 aveva lanciato una colletta e furono raccolti 7mila dollari grazie ai quali Chris ha potuto portare avanti Jake per diversi mesi. Dopo la perdita del suo cane, Chris avendo un redditto che lo fa appena sopravvivere non ha potuto riprendere un cane addestrato per i portatori di handicap che arriva a costare migliaia di dollari e per mesi è rimasto da solo, disperato fino a quando Kayla Wells che si occupa dei servizi sociali a Dallas nel Texas non si è interessata al caso di Chris.
La Wells è riuscita a raccogliere dei fondi anche grazie alla collaborazione della mittente Cbs6 riservando una sorpresa a Chris. Ovvero, mentre Chris era stato invitato a parlare della sua storia in un programma televisivo la Wells gli ha portato in diretta un nuovo cane da servizio. Ad un tratto la conduttrice e giornalista della CBS6 Chelsea Rarrick ha interrotto Chris annunciando che avevano una sorpresa per lui: “Ti abbiamo trovato un nuovo migliore amico”.
La responsabile dei servizi sociali a quel punto è apparsa durante il programma con una cagnolina di nome Nala al guinzaglio e Chris non ha retto e si è messo a piangere dalla commozione.
Nala è stata addestrata da un centro il Bridging RVA che ha accettato di venire incontro alla situazione di Chris procurandogli un cane guida: “Abbiamo saputo quanto fosse importante per Chris avere la presenza di un cane da servizio per la sua disabilità e salute psicofisica”, ha commentato il responsabile del centro, annunciando che Nala è probabilmente la migliore degli esemplari che avevano addestrato.
Per Chris e Nala adesso la vita potrà portarli lontano e sicuramente la storia di Chris ci fa capire cosa rappresenta un animale nella vita di una persona tanto più se disabile e ai margini.