Sta avvenendo una strage silenziosa in tutto il mondo, e della quale nessuno parla. Si tratta della immane mattanza di squali: un numero compreso tra i 70 ed i 90 milioni di questi incredibili animali, famosi per essere dei feroci predatori e le cui gesta sono state esaltate anche in opere letterarie e cinematografiche.
In realtà, come qualsiasi altro essere al mondo, lo squalo caccia solamente per soddisfare il proprio fabbisogno alimentare. E nella circostanza della quale stiamo parlando riveste i panni della preda. Infatti per colpa della pesca industriale o anche di quella per diletto, gli squali si riducono ogni anno sempre di più, in quanto si tratta di pesci dalle caratteristiche uniche. La caccia al trofeo fa si che la loro vita non venga considerata affatto, esattamente come accade agli elefanti per le loro zampe di avorio.
Nel caso degli squali, ad attirare l’attenzione di avidi individui sono le pinne, molto richieste in particolare sul mercato asiatico. E sovente a giostrare tutto di nascosto è la malavita organizzata, che si ramifica in qualsiasi attività che possa comportare un giro di soldi non indifferente.
E’ proprio ciò che capita con lo ‘shark finning’, ovvero la triste pratica di amputare le pinne degli squali. E siccome la loro carne non è molto richiesta, gli stessi vengono rigettati in mare, ma senza più alcuna possibilità di poter sopravvivere.
‘Silence of the Sharks’ è una campagna sorta apposta per sensibilizzare l’opinione pubblica su questa atrocità: si vuole dire basta a tale, mostruoso comportamento. Il fautore dell’iniziativa è David Pilosof, un fotografo di fondali sottomarini che assieme ad altri colleghi sta promuovendo tale iniziativa ovunque.
In particolare David fa notare che gli oceani senza gli squali sarebbero invivibili, perché si creerebbe uno squilibrio immane nella catena alimentare che è da loro regolamentata. Qualche mese fa proprio uno squalo ha dato uno spettacolo fuoriprogramma durante uno show acquatico, da non credere…!