Divieto corrida in Catalogna: per la Corte costituzionale non è regolare

Divieto corrida in Catalogna: per la Corte costituzionale non è regolare

@PACMA
@PACMA

Negli ultimi anni, il fronte degli animalisti spagnoli sta lottando per fermare la barbara tradizione della corrida. Alla luce di un recente sondaggio è emerso che la maggioranza dei giovani spagnoli erano contrari a quell’intrattenimento di sangue nel quale va in scena la crudeltà nei riguardi di un animale.

Capofila di questo movimento, la stessa Catalogna, Comunità Autonoma spagnola che nel 2010 aveva detto no alla Corrida. Tuttavia, si apprende dai giornali locali, che la Corte Costituzionale, avrebbe annullato questa settimana il divieto, in quanto non sarebbe regolare.

Ovvero, in base alla relazione di un professore di diritto civile presso l’Università di Barcellona, il Parlamento locale non avrebbe competenza sull’argomento, in quanto dal 2013, la corrida è stata inserita come “bene culturale” del paese. .

Si tratta di una decisione che non è stata accolta ovviamente favorevolmente da Governo della Comunità Autonoma che ha annunciato di non volere rispettare la sentenza qualora fosse confermata, ricordando che la morte e il maltrattamento degli animali non sono tollerati.

Lo stesso PACMA, il Partito Animalista spagnolo, è pronto a dare battaglia, annunciando una manifestazione che si terrà venerdì 7 ottobre a Barcellona, ricordando non solo la validità della decisione ma anche il sondaggio del Ministero della Cultura secondo il quale solo il 6,5% della popolazione nel 2014-2105 ha partecipato ad una corrida e il 9,5% ad uno spettacolo tradizionale con i tori, come ad esempio la Festa di San Firmino, con la drammatica corsa dei tori per le strette vie della cittadina, il salto del toro in mare a Denia, in provincia di Valencia oppure la festa barbara nella quale si da fuoco alle corna del toro., ovvero la pratica detta del “Bou Embolat”.

Lo scorso anno, da un’indagine, era stato denunciato che ogni anno in Spagna si svolgono 3mila feste tradizionali con l’uccisione di 60mila animali.

Oltre alle polemiche prettamente animaliste, la sentenza della Corte Costituzionale potrebbe aprire le porte a richieste risarcitorie dal 2010 ad oggi.

Gestione cookie