Se non avessi mordicchiato la tua scarpa, forse, sarei ancora a casa con te

Se non avessi mordicchiato la tua scarpa, forse, sarei ancora a casa con te

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Un post straziante ed efficace per spiegare con una semplice immagine cosa significa abbandonare un cane e il destino al quale viene condannato, anche se lasciato in un canile.

Troppo spesso preferiamo nascondere la verità e far finta che tutto va bene, che il mondo è perfetto così come lo abbiamo creato, per continuare a vivere, indisturbati, senza vedere realmente le cose come stanno. Il regno degli animali è pieno di queste verità nascoste per evitare i sensi di colpa nell’essere umano. Vittime di atrocità commesse dalla società a partire dai macelli, la catena per il consumo della carne che finisce per rendere banale il maltrattamento e vanificare il concetto di rispetto nei riguardi degli animali, ovvero altri esseri viventi.

Dopo la storica fotografia, scattata nel 1980 dal francese Manuel Litran, utilizzata come copertina della rivista Paris Match per denunciare gli abbandoni e una serie di campagne shock come quella della collina dove vengono sepolti i cani soppressi di un canile municipale, ecco che spunta un post rappresentativo di una realtà che fa ancora troppo male: quella dell’eutanasia applicata nei canili che, fortunatamente è abolita in Italia, anche se in alcuni casi, viene ancora effettuata, all’insaputa dei molti oppure che alcune persone vorrebbero reintrodurre per combattere il fenomeno del randagismo e del sovraffollamento nei rifugi comunali come la proposta indecente avanzata quest’anno da alcuni partiti al Consiglio Regionale del Veneto.

L’immagine in questione, diventata virale su social newtork, ottenendo in pochi giorni oltre 60mila visualizzazioni, è accompagnata da una lettera, quella che una donna ha immaginato potesse essere scritta da un cane abbandonato e condannato all’eutanasia, sottolineando che purtroppo “muoiono ogni giorno… in migliaia…”.

“Oggi sono morta. Ti eri stancato di me e mi hai portato al canile. Era sovraffollato e mi hanno assegnato un numero sfortunato. Adesso sono in una busta di plastica nera, gettata nella discarica. Altri cuccioli utilizzeranno il guinzaglio che hai lasciato quando te ne sei andato. Il mio collare era troppo sporco e piccolo ma mi è stato tolto da una signora prima di mandarmi verso il ponte dell’arcobaleno.

Forse sarei ancora a casa se non avessi mordicchiato la tua scarpa. Non sapevo cosa fosse, era di pelle, l’avevi lasciata per terra e stavo solo giocando. Ti sei dimenticato di prendere dei giocattoli per i cuccioli. Se ero addestrata mi avresti tenuto in casa con te? E se avessi imparato a non andare incontro alle persone che bussavano alla porta, strofinando il mio muso su di loro? Ci sono dei libri su come educare un cane, forse ti sarebbe servito per insegnarmi a non farlo.
Se non avessi preso le pulci in giardino dove mi avevi lasciata senza anti parassitario, mi avresti tenuta con te? E se non avessi abbaiato? In quel momento stavo solo dicendo che avevo paura e che mi sentivo sola, che ero qui e che volevo essere la tua migliore amica.
Se ti avessi reso felice e non ti avessi rubato del tempo per educarmi, forse sarei ancora a casa. Dopo la prima settimana non mi hai più considerata, io aspettavo che tu imparassi ad amarmi. Oggi sono morta,

con amore, la tua cucciola”.

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