Indignazione e ancora una vota tanta rabbia, celate dietro l’hashtag #RIPYongki che sta esplodendo sui social. Come è accaduto al leone Cecil (clicca qui) del parco nazionale dello Zimbabwe, anche Giacarta è in lutto per la morte di un elefante di nome Yongki, simbolo del Bukit Barisan Selatan National Park. L’elefante di 35 anni apparteneva alla specie di Sumatra, in via d’estinzione e della quale sono rimasti solo 3mila esemplari. Si tratta di una specie minacciata non solo dalla caccia illegale ma anche dalla deforestazione del suo habitat, in Asia.
Yongki è stato ritrovato morto dai guardia parco con la lingua blu: per ucciderlo, i bracconieri hanno utilizzato del veleno. Una crudele morte riservata all’elefante più amato del parco. I bracconieri lo hanno ucciso per prelevare le zanne destinate al mercato illegale dell’avorio e in parte alla medicina tradizionale cinese (clicca qui).
C’è tanta amarezza in Indonesia, anche perché Yongki collaborava con i responsabili del parco. Grazie al suo carattere veniva impiegato per pattugliare la foresta e per il suo ruolo autorevole veniva utilizzato per placare le tensioni tra i maschi del parco, aiutando a tenerli lontani dai centri abitati. Yongki era anche noto perché difendeva gli esemplari più deboli e per questo era molto amato dai guardia parco.
“Sono state avviate le indagini dalle autorità per individuare i colpevoli”, ha riferito Anwar Purwoto, responsabile del Borneo WWF Indonesia, sottolineando che è “importante elaborare ance una nuova strategia per prevenire un altro incidente di questo tipo”.
Secondo i dati del WWF, i bracconieri hanno ormai preso di mira sia gli elefanti addomesticati che quelli selvatici e nell’arco di due anni, tra il 2012 e il 2014, sono stati uccisi ben 15 esemplari a rischio estinzione.