Ogni giorno è una nuova battaglia contro la caccia illegale e il bracconaggio, di cui sono vittime migliaia di animali a rischio estinzione (clicca qui). Tra questi, ci sono i “giganti buoni” ovvero gli elefanti, le cui zanne sono dei veri e propri tesori per il traffico dell’avorio. Ogni anno vengono uccisi 50mila esemplari su una popolazione che conta meno di 500mila elefanti. Il 70% dell’avorio nel commercio illegale proviene proprio dagli elefanti dell’Africa Centrale e Orientale.
Per aiutare questi animali, sono stati creati dei centri di recupero animali selvatici nei quali approdano esemplari rimasti orfani o trovati agonizzanti e gravemente feriti nella savana. In Kenya, nei parchi di Nairobi e il Tsavo National Park, opera il David Sheldrick Wildlife Trust (DSWT) che si occupa della tutela degli elefanti e dei rinoceronti.
Proprio il Dswt è stato protagonista di un vicenda emblematica di quanto accade in quei territori lontani. Lo scorso mese, come riporta The Dodo, sono arrivati al centro tre elefanti feriti con delle frecce avvelenate dai bracconieri. I tre esemplari hanno avuto la forza di proseguire il loro percorso e di arrivare da soli al rifugio dove sapevano che avrebbero potuto trovare aiuto.
Di norma gli elefanti selvatici non transitano nei pressi del rifugio ma tra questi esemplari feriti, vi erano due elefanti Mwende e Yetuche, rimasti orfani e che, in passato, nel 2011, erano stati curati nel centro.
L’elefante selvatico con molte probabilità sapeva che i suoi compagni di viaggio conoscevano il centro e li ha seguiti. Questi ultimi dal canto loro sapevano che vi poteva essere solo un posto dove trovare aiuto e così sono tornati al DSWT Ithumba Reintegration Centre.
Il Dswt ha scritto in una nota che “di sicuro l’elefante più anziano aveva capito che quel gruppo di umani significava un aiuto. Il padre di Mwende aveva intuito che i due cuccioli sarebbero tornati nel posto in cui avrebbero avuto le cure necessarie. Questo accade continuamente, ma tutti vengono a Ithumba in caso di bisogno. Fermo restando che ci possa essere un aiutato”.
In ogni modo è sorprendente pensare che gli elefanti cercano l’uomo per essere aiutati, proprio dopo che sono stati feriti da altri uomini.
Come ricordano gli esperti del Dswt, gli elefanti hanno la capacità di creare delle mappe mentali dello spazio che li aiuta a spostarsi. Considerando la loro intelligenza e il loro carattere socievole, i due orfani non hanno dubitato un istante a tornare al centro, portando con loro un altro esemplare bisognoso. Forse, si chiedono i volontari, i due giovani elefanti hanno comunicato all’elefante adulto che quello era il luogo dove poter essere salvati.
Fortunatamente, i tre elefanti sono arrivati per tempo, nel posto giusto e il veterinario, dopo averli sedati, ha rimosso le frecce avvelenate, pulito le ferite e ha bloccato il veleno. Agli elefanti sono stati poi somministrati degli antibiotici e applicate delle garze sulle ferite.
Dopo l’intervento, gli esemplari stavano già meglio e grazie alla prontezza dei due orfani, adesso, anche l’anziano esemplare selvatico è salvo. Proprio quest’ultimo, dopo le cure, una volta rilasciato, è rimasto nei pressi dell’area del rifugio.