Si chiamano mattanze, massacri, stermini, abbattimenti selettivi o allevamenti intensivi. Azioni crudeli condotte dall’uomo per appagare un suo bisogno sia alimentare, che estetico per l’abbigliamento o fine a se stesso per controllare la sovrappopolazione di alcune specie. Millenni di storia di violenza e di sangue versato, i cui retaggi sono ancora presenti in molte società anche quelle più avanzate. Dallo sterminio dei bisonti nel FarWest, passando per quello dei cavalli selvaggi Mustang, nelle prateria americane nella fine Ottocento, fino ai massacri delle foche e dei delfini condotti in Danimarca e Canada, passando per la caccia alla balene giustificata ancora da alcuni governi come il Giappone, all’uccisione di migliaia di canguri la cui pelle è destinata a prodotti di abbigliamento come le scarpe sportive. Maglia nera anche all’Australia per la violenza contro le pecore allevate per la lana Merino oppure per lo sterminio avvenuto nel 2008 di cavalli selvaggi “brumbies” nello Stato del Queensland, abbattuti a fucilate da tiratori scelti, così come per l’abbattimento selettivo dei canguri.
In epoca moderna e contemporanea, si è venuta a creare una vera e propria catena di montaggio in cui la parola “essere vivente” ha perso qualsiasi connotato e valore come le mucche da latte, sfruttate fino allo sfinimento. Recentemente in Ucraina vi è stato nel 2012 il massacro di cani randagi per gli Europei di calcio: uno scandalo denunciato dagli animalisti di tutto il mondo, passato in secondo piano agli occhi dei governi partecipanti e degli investitori. Azioni terrificanti, come quella di un’azienda di polli finita nel mirino della Procura di Brescia perché a febbraio di quest’anno ha ucciso decine di migliaia di pulcini, schiacciandoli come uva, in quanto considerati scarti di produzione perché troppo piccoli e gracili per essere allevati.
Ecco il calendario delle atrocità distribuito per stagioni corrispondenti alle funesti ricorrenze durante le quali ogni anno vengono eseguite delle stragi di massa.
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